Re: 5° racconto: Il Palazzinaro
GGigassi ha scritto:Vabbè, mi faccio la terza
Nel senso che vuoi rifarti il seno???
Un' idea, un concetto, un' idea, finche' resta un' idea e' soltanto un' astrazione. Se potessi mangiare un' idea avrei fatto la mia rivoluzione.
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Yaztromo
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Re: 5° racconto: Il Palazzinaro
Yaztromo ha scritto:GGigassi ha scritto:Vabbè, mi faccio la terza
Nel senso che vuoi rifarti il seno???
Doppio senso bordellesco comunque questa terza partita è cominciata proprio male, l'autore forse non ha calibrato bene la possibilità di scegliere i paragrafi.
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GGigassi
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Re: 5° racconto: Il Palazzinaro
Il Palazzinaro: un film di carta.
Non sembra possibile partecipare alla lettura di questo corto senza che esso vi strappi almeno un sorriso, o nel mio caso qualche sonora risata; ci troviamo davanti ad un’opera sicuramente molto ingegnosa, e non per certo per la sua complessità di regolamento che è praticamente assente, così come la presenza di qualunque tiro di dado. Fin qui sembra Realtà & Fantasia, ma no, no, no, quello che rende molto speciale questo racconto é la cura nei dettagli che l’Autore ci presenta nella sua narrazione, la sua capacità di adattare frasi e citazioni al contesto e di aprirci una piccola finestra su un’Italia che non c’è più, anche se quella moderna non è poi così differente.
La scelta di parodiare, anche se parodia non è, un certo filone cinematografico può forse sembrare una comoda scorciatoia ad alcuni, ma non credo sia troppo facile, inoltre il rischio di insuccesso è molto elevato.
L’Autore ci presenta un ipotetico lavoro di Giorgio Strehler, (ma anche Dino Risi poteva starci), che ammicca pesantemente e gradevolmente alla “Commedia all’Italiana”: una corrente cinematografica che indica tutti quei film nati sulla linea del realismo, ma che guardano alla realtà con un occhio più comico o tragicomico e che si sviluppa alla fine degli anni’50 e per tutti gli anni ’60; davvero nulla a che vedere con l’odierna comicità, anche se sono indubbiamente imparentate.
Ed é così che abbiamo a che fare con i peccati e le fortune di un Personaggio molto, molto particolare, un cattivo, ma non del modello super villain con mantello e armatura sgargiante, super tecnologie, eserciti privati, satelliti in orbita, guardie del corpo e l’originale progetto di conquistare/dominare il pianeta; ma con un personaggio mefistofelico molto più vicino alla nostra realtà di quanto immaginiamo e quindi più forte, magari persone simili le incrociamo mentre andiamo al lavoro ignorando completamente la loro natura. Infatti sembra di interpretare uno di quei “Mostri” contemporanei di cui ci aveva avvisato P.P.P. , e che vivono tra noi (“Il fascismo non è stato neanche lontanamente in grado di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuova fascismo, attraverso i mezzi di comunicazione e di informazione, per appunto la televisione, non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, buttata per sempre”). Eppure in tutto questo non manca di divertirci, di farci incuriosire e di darci la voglia per esplorare tutti gli ipotetici finali; e solo avendo “fede” nella blanda filosofia di vita di questo protagonista così strano eppure così vero, si può vivere appieno il senso del racconto.
Vi è una pecca però, un neo sul sole, una macchia che offusca un quadro altrimenti molto vicino alla perfezione: il tema finale apocalittico e in particolare il terzo atto, pare un lavoro di limatura e incollatura, spinto con forza in un contenitore troppo piccolo, probabilmente per esigenze del concorso, ma questa cosa si nota e si fa sentire. E anche assolutamente vero però che non volendo uscire dal genere e dal filone, si trovano spesso finali non troppo esaustivi e lontanissimi dal lieto fine, anche se non credo compaiano mai interventi divini o apocalittici.
Voto inviato ad Aloona, che tra l'altro ringrazio per il tempo! ;-) Waz waz waz.
Tutto quello che il saggio aveva imparato lo scrisse su un libro, e quando le pagine furono nere per l'inchiostro, prese dell'inchiostro bianco e ricominciò.
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Re: 5° racconto: Il Palazzinaro
Certamente un bel corto, meritevole di ampia sufficienza, questo "il palazzinaro" mi mette pero' in crisi circa il voto da assegnare al momento di farne ad un'analisi piu' approfondita. Mi pare un lavoro molto buono nei suoi punti "forti" ma anche nettamente carente nei punti "deboli".
Comincio dagli aspetti negativi:
Intanto c'e' un'equivoco creato dalla "locandina" iniziale, per cui uno gia' pregusta un corto presentato come fosse un film "su carta", di quelli degli "anni d'oro" con l' Albertone nazionale! Sembra la classica genialata ...ma, dopo aver giocato e rigiocato, proprio su questo aspetto son rimasto insoddisfatto. Per dare un tono "cinematografico" al racconto, sarebbe stato meglio impostarlo sul modello "Show, don't tell", invece che su un narratore che spiega esplicitamente ogni cosa. Soprattutto, manca l'importante dualismo dei film di Sordi, cioe' la parabola di un rampante furbetto che pero', nella disgrazia, mostra il lato umano e torna ad essere uno di noi. Questa dimensione intimista purtroppo latita nel racconto e certi passaggi echeggiano piu' a scene alla"er monnezza" con Tomas Milian (vedi Par. 16). Temo infatti sia stata la necessita' di dover far ricadere il corto nella filone dei "cattivi" (per esigenze di concorso) che abbia forzato la mano all'autore misterioso, con evidenti scivoloni in cui vediamo, ad esempio, il presunto "Sordi" diventare da donnaiolo a pedo-lolitaro (!) e persino concedersi battute sugli ebrei, cose che probabilmente gli autori di cinecitta' dei tempi d'oro avrebbero accuratamente evitato.
A proposito della "barzelletta". Se uno conosce la storia sa gia' che, appunto, per i Nazisti lo sterminio era un mero problema logistico (quindi dov'e la battuta?). Inoltre mi pare confonda Goebbels con Himmler (il primo fu ministro della "propaganda", il secondo fu l'effettivo incaricato di organizzare lo sterminio).
In sostanza, pur capendo l'intento di dipingere sgradevolmente i protagonisti del corto, suggerirei di trovare un altro modo, evitando di toccare argomenti delicati...
Altro aspetto debole del corto, a mio avviso, e' l'aver puntato quasi tutto sul meccanismo (satirico) del malcostume-corruzione-politica. Questione di esperienze personali in fatto di LibriGioco: qualcuno lo trovera' innovativo, a me ha ricordato: "il presidente del Consiglio sei tu", dove pero' i meccanismi di gioco erano fatti molto meglio.
La rinuncia a punteggi o anche semplici abilta', rende infatti il corto simile ad uno SLTA e rende arduo implementare buoni meccanismi di gioco... oltre a cio', ho l'impressione che il misterioso autore sia andato a briglia sciolta coi paragrafi, concedendosi numerose divagazioni "di colore" ma facendo poco per predisporre uno schema di gioco (anche minimale, basato su indizi nel testo). Tipica di questa struttura poco "oculata" e' poi la necessita' di tagliare bruscamente gli sviluppi, (operazione detta anche "taglio dell'abero") che, effettivamente arriva puntuale, col protagonista improvvisamente coinvolto nell' ..."apocalisse" e una serie di finali che tirano ben pochi fili della vicenda e che, immagino, lascieranno insoddisfatto piu' di un lettore.
( Vabbe'... diamo sempre la colpa alla necessita' di rispettare i temi del concorso! )
Vediamo gli aspetti positivi:
Comincio dalla "locadina" iniziale... e' favolosa, non so se e' ricavata da una foto o cosa, ma veramente complimenti al disegnatore!
Lo stile di scrittura e' molto buono. Le continue citazioni i riferimenti storici, pur essendo anche questi poco nelle corde del presunto genere "cinematografico", sono godibili e dimostrano che l'autore ha l'occhio attento e buona memoria. L'impressione e' che certo non si tratti di un ragazzino, comunque!
Buonissimo il passaggio del Par. 13, dove dobbiamo decidere cosa nascondere o mostrare... e' stato un momento in cui l'aver fatto certe scelte in precedenza ha avuto un effetto... penso dovrebbero esserci piu' momenti cosi' nel corto!
In definitiva l'idea c'e'... ed e' molto bella, si tratterebbe solo di limarla con maggior finezza (magari rivedendosi qualche film di Sordi per entrare maggiormente nel mood). Sganciandola dai temi del concorso oppure rivedendo almeno i finali, per renderli meno "aleatori".
In conclusione, come detto, un corto convincente sulle potenzialita' di scrittura ma assai meno per gli scarsi meccanismi di gioco. Penso daro' un voto simile a quello di "Apocalisse!", altro corto con varie idee geniali ma anche aspetti che potevano riuscire meglio.
Voto inviato ad Aloona.
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Re: 5° racconto: Il Palazzinaro
GGigassi ha scritto: Vabbè, mi faccio la terza
Yaztromo ha scritto:Nel senso che vuoi rifarti il seno???
io credo stesse semplicemente annunciando la sua specialita' sul forum, ovvero quella dei tre post consecutivi, con la scusa che non trova il pulsante "modifica" !
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Re: 5° racconto: Il Palazzinaro
Seven_Legion ha scritto:GGigassi ha scritto: Vabbè, mi faccio la terza
Yaztromo ha scritto:Nel senso che vuoi rifarti il seno???
io credo stesse semplicemente annunciando la sua specialita' sul forum, ovvero la quella dei tre post consecuitivi con la scusa che non trova il pulsante "modifica" !
ragazzi mi fate morire dal ridere
Recensione de "Il Palazzinaro"
Regolamento
Il Regolamento non esiste: nessun dado, nessun protagonista con caratteristiche da calcolare, nessun codice ecc...Solo bivi con domande a cui rispondere dopo una breve riflessione. Il fatto che tali domande siano ben fatte non cancella la semplicità dell'opera, che punta tutto (o quasi) sul tema scelto, sulla trama e sullo stile narrativo.
La struttura alla SLTA rapisce il lettore e scorre via liscia come l'olio fino al termine del Corto ma strutturare un Corto simile non è la stessa cosa di creare un'opera come, ad esempio, Sistema Enigma: Londra. Spesso mi è sembrato di avere davanti un racconto esclusivamente da leggere e ciò capita ogni volta che la giocabilità viene ridotta ai minimi termini.
Trama e Longevità
Assolutamente il punto forte del racconto. Non solo il testo è scritto magnificamente ma la storia è davvero appetibile, riflessiva, ironica e longeva. L'autore equilibria bene questi elementi e crea uno spaccato dell'Italia che fu davvero ben riprodotto. Tante sono le citazioni ricercate e lo stile è impeccabile, da professionista.
Zero refusi (almeno per quello che ho visto) ma peccato per gli errorini di impaginazione precedentemente segnalati. Tutta la parte sul clientelismo e sugli appalti truccati è spaventosamente attuale ma preferisco non continuare a commentare per evitare di sfociare in discorsi sulla politica e sui politici (vietati su LGL).
Il paragrafo 32 (dove finiamo in galera) è veramente qualcosa di favoloso e riassume bene la cruda realtà.
L'autore misterioso scrive benissimo e mi fa capire che è ora che io la smetta di scrivere.
Davvero uno dei migliori comparti narrativi mai letti durante i 4 anni di Corti a cui ho partecipato.
La parte in "romanaccio" poi...spettacolare!
Massimo dei voti in questa sezione, senza dubbio.
Giocabilità e Difficoltà
L'unica parte giocabile del Corto è rappresentata dalle scelte ai bivi. Esse sono per lo più buone, fanno pensare a come muoverci e si capisce alla perfezione che siamo NOI il cattivo questa volta. Cito, tra i tanti, il passaggio dove scegliamo (consapevolmente) di utilizzare materiali scadenti. Della serie "vuoi vincere?" "Allora comportati male": bando rispettato alla perfezione.
L'autore ha cercato di vivacizzare ogni bivio con scelte differenti e interessanti e comunque rimanendo sempre in tema ma non sempre c'erano sufficienti indizi o motivazioni per scegliere quella via o quell'altra. Senza essere troppo severo, penso che alcune scelte siano del tipo "Vai qua" o "Vai la" per poi trovare gustosissimi paragrafi dal punto di vista nozionistico ma scarsi come "necessità". Cioè, a volte non è importante dove tu vada perché poi la vera scelta da fare è intuitiva e non ti servono veramente gli indizi raccolti.
Il risultato di questa giocabilità è che il Corto risulta semplice da portare a termine (basta seguire la logica del "cattivo a ogni costo") e la scelta più "fatale", secondo me, è quella del paragrafo 13 a inizio storia che, anche se molto bella come idea, è abbastanza facile da intuire:
Chi non sa che LA MAGGIOR PARTE dei politici dei partiti italiani dal dopoguerra a oggi ha usato l'ideologia solo come una bandiera per farsi propaganda pubblicamente ma poi, nelle "private stanze", contava solo il profitto/tornaconto/clientelismo?
La scelta più logica è andare dunque al p.2 (dal 13) e togliere di mezzo sia il busto di Mussolini che la Croce.
Il politico affarista guarda il sodo e il proprio interesse (e quello degli amici) specie se in ambiente privato. Quindi schierarsi in pubblico va bene ma "meglio non schierarsi" in privato, come è la cena a casa nostra Totale
Guidizio finale più che positivo.
Così come Sistema Enigma: Londra mi era piaciuto di più per lo schema dei Codici che per la trama, qua ho preferito la narrativa alla parte game.
Però in entrambi i casi l'anello debole (la narrativa per SEL e la giocabilità per Il Palazzinaro), pur non essendo assolutamente fatto male, non raggiunge l'eccellenza.
Sui finali, confermo quello già espresso ieri.
L'Apocalisse si "materializza" in maniera un pò brusca all'interno di un Corto veritiero e, senza dubbio, di stampo storico.
Anche se in certi punti l'autore ha cercato di anticipare qualcosina (come al 14, in chiesa, dove viene suggerito dalla ragazza con i capelli lunghi e lisci l'arrivo dell'Apocalisse) non si può dire che l'impatto sia morbido.
Oltretutto l'Apocalisse porta con sé un elemento fantastico (o presunto tale) all'interno di un Corto in tutto per tutto realistico.
Comunque sia, questo stacco nel finale da una parte mi è piaciuto perché apprezzo i finali shock, per così dire, ma dall'altra avrei desiderato un finale "in tema" con la storia, pur consapevole che ciò avrebbe comportato l'esigenza di rientrare nel Bando con un altro escamotage I miei complimenti all’autore!
Voto inviato a Baba
Notare che ho scritto tre argomenti differenti in un unico post. Impara GGigassi!
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Re: 5° racconto: Il Palazzinaro
Il pregio principale (probabilmente l’unico) di questo Corto è l’originalità, anche se per i motivi che dirò in seguito è un’originalità relativa. Di certo il protagonista si discosta molto da quello che ci si aspetterebbe in un librogame, e anche nella categoria “cattivo” risulta originale come già evidenziato da Farren.
Superato lo “shock value” della scelta del protagonista e dell’ambientazione originale, rimane un Corto abbastanza (abbastanza) ben congegnato a cui fa evidentemente difetto la durata standard imposta dal bando di concorso: dopo una magniloquente prima parte e una godibile seconda parte, non rimane che il lumicino di storia con cui si spegne la terza parte. È molto rischioso partire “alti”, perché è facile non mantenere costante la qualità (o le aspettative che si sono generate) ma soprattutto si rischia come in questo caso di afflosciarsi sul finale deludendo il lettore che si era conquistato all’inizio. Il tema dell’Apocalisse può sembrare “buttato lì” se a una prima lettura il leggiocatore non fa le scelte giuste (e perché dovrebbe farle, se una vale l’altra?), giudicandolo inserito a forza nella trama come è successo a me durante la prima partita. In realtà, giocando varie volte e prendendo altre strade (cfr. il mio post in seconda pagina, a cui rimando anche i Savonarola del tasto MODIFICA) si vede come si tratta di un tema costante di tutto il Corto, che però può passare del tutto inosservato fino alla fine!
Per questo ho scritto che il Corto è “abbastanza” ben congegnato: l’autore avrebbe potuto/dovuto predisporre qualche sistema per far incontrare la parte “giusta”, cioè inerente all’Apocalisse, nella seconda parte se la si era persa nella prima (penso ad esempio a un sistema di codici: se all’inizio non sei andato in chiesa segnati “X”, e se arrivi nella seconda parte con la “X” allora devi accedere a un paragrafo in cui si citi l’apocalisse). L’invito velato che ci dà l’autore al paragrafo 48 (che come finale è più illuminante di quello al 46) potrebbe servire proprio a farci ricostruire la “vera” storia, ma è un mezzuccio un po’ stucchevole.
È anche vero che abbiamo il paragrafo nascosto citato nella locandina, in cui viene svelato il sottotesto del Corto, ma credo che la maggior parte degli utenti di LGL si siano divisi in due categorie al riguardo: quelli che avranno preso l’illustrazione come semplicemente decorativa (come inizialmente me, vedi sotto) e quelli che avranno colto l’indizio ma avranno pensato: “Ma dai, lo stesso sistema usato da Steve Jackson con la pergamena del Serpente del Tempo! L’autore non può essere stato così scontato!” senza dare quindi seguito all’indizio.
Prima ho accennato a una originalità “relativa”: il fatto è che attingendo a piene mani dal ricco serbatoio della Commedia all’Italiana (e anche da altro che però c’entra come i cavoli a merenda, per quanto possa risultare divertente: puro fan service, insomma) l’autore ha ripreso tic, battute e intere sequenze di film. Per cui, si può davvero parlare di “originalità” quando invece è più preponderante l’aspetto citazionista? Concedo all’autore il beneficio del dubbio.
Ben più lodevole l’originalità (questa sì che lo è) del punto di vista con cui si è scelto di interpretare l’Apocalisse, cioè quella filtrata dalle filosofie New Age. Peccato che per cogliere questo aspetto bisogna leggere più volte il Corto o avere la fortuna di capitare sin dalla prima lettura nei paragrafi “giusti”, oppure leggere prima il paragrafo nascosto.
L’uso del dialetto in generale non mi piace molto, così come trovo artefatto l’uso di un italiano arcaico o del latino maccheronico (il celebrato Gioco di Lionardo lo avrei stroncato solo per quello) ma in questo caso non è troppo invasivo e si lascia leggere. Ho notato però che l’autore tende a ripetersi, e ha usato sin troppe volte la parola “poracci” e un’altra che curiosamente ho usato anch’io in uno dei primi commenti – improbabile che si scopra qual è vista l’abitudine a non leggere mai i post delle pagine precedenti (altrimenti i Savonarola del tasto MODIFICA non lancerebbero le loro infamanti accuse ).
Oltretutto non sempre i termini in corsivo sono prettamente dialettali, ma semplicemente forme sbagliate di usare l’italiano. Se fossi romano avrei anche potuto offendermi.
Una cosa che invece ho veramente apprezzato del Corto è il lavoro di documentazione che si è accollato l’autore: ho controllato alcune cose e in effetti non ci ha raccontato balle (la TETI è esistita veramente insieme ad altre società di telefonia e copriva proprio l’area in cui dovrebbe svolgersi il Corto, Cinecittà nel 1953 era già operativa nonostante io credessi che l’avessero fondata dopo, ecc.). Ovviamente non mi sono messo a controllare tutti i dettagli, ma l’impressione che ho avuto mi basta ad apprezzare questo aspetto del Corto, ben più delle semplici citazioni fatte dall’autore.
Il Corto mi ha lasciato però un po’ di amaro in bocca: non tanto (o non solo) per il finale affrettato e raffazzonato quanto perché racchiudere quarant’anni di storia italiana in un Corto non è ovviamente possibile (e forse non era nemmeno l’intenzione dell’autore) e alla fine si scade inevitabilmente nel qualunquismo – anche se a leggere il giudizio di Anima di Lupo forse questa è stata solo una mia impressione.
Altra fonte di dispiacere: la formattazione (si dice così?) disastrosa. Probabilmente avrete notato anche voi uno spazio doppio tra un paragrafo e l’altro verso la fine, che con ogni probabilità “bilancia” il 34 attaccato al paragrafo precedente. Ho voluto sperare che la ragione di questa situazione infelice sia il passaggio dal formato Word al Pdf cui ci hanno ignominiosamente costretti gli organizzatori, ed Aloona ha confermato questo sospetto (per quanto questa spiegazione ricordi l’immarcescibile scusa dei tecnici informatici quando in ufficio non funziona qualcosa: “Sì, ne siamo informati, è un virus e ci stiamo già lavorando”, oppure l’ossessivo riferimento a un fantomatico “stress” da parte dei medici che non riescono a stilare una diagnosi corretta).
Cionondimeno, l’autore avrebbe dovuto progettare meglio le intestazioni degli “atti”, magari scrivendole dopo i numeri dei paragrafi.
Sono commosso e rincuorato nel vedere che c’è qualcuno ancora più impedito di me in queste faccende tecniche, ma alla fine questo elemento dona al Corto un’aria sciatta e ancor più raffazzonata che non gli fa certo onore.
Una nota finale sulla “copertina”: inizialmente mi ha piuttosto infastidito, perché alla proposta di un mio elaborato con alcuni disegnetti gli organizzatori sono stati molto solerti nel rispondere che non erano ammesse illustrazioni “sciolte” e solo poi ho notato l’imbeccata sul paragrafo nascosto. Ciò detto, all’ultima Lucca (Goblins & Caves) ho visto una bellissima mostra sulle locandine cinematografiche e posso ben dire che l’autore deve farne ancora molta di strada!
Voto inviato a babacampione
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