Re: Corto numero 1: La Festa
Anima di Lupo ha scritto:non si può assolutamente "giustificare" un racconto a bivi perché non nasce come "gioco". Il gioco è (sempre) intrinseco nella definizione di librogame/librogioco/racconto a bivi o come vogliate chiamarlo.
Dipende da cosa intendi per "gioco".
Non possiamo escludere dal concorso un racconto a bivi perché è privo della parte ludica. Nella mia recensione ho messo tra le note negative la mancanza di una strategia di gioco, ma questa è un'opinione personale non un giudizio sull'ammissibilità del corto.
Tutte le storie a bivi per essere capite devono essere giocate. Il gioco sta nell'illusione di aver fatto una scelta. La componente forzatamente ludica non è sempre necessaria, dipende dal tipo di testo.
Riporto un brano tratto da "Scrivi la tua avventura" di Mauro Longo. Pag.27
Il concetto di scelta e quello di libro
...una delle definizioni più recenti e complete di "gioco" mette al centro del concetto stesso di attività ludica "la scelta".
...non può esservi narrativa interattiva senza la possibilità per il lettore di compiere delle scelte. Se un libro consente al lettore di compiere delle scelte e dunque di sviluppare un proprio percorso interno tra le sue parti, allora siamo in presenza di un librogioco.
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Re: Corto numero 1: La Festa
kenfalco ha scritto:Tutte le storie a bivi per essere capite devono essere giocate. Il gioco sta nell'illusione di aver fatto una scelta. La componente forzatamente ludica non è sempre necessaria, dipende dal tipo di testo
Ma infatti la penso esattamente così, ed è proprio questo che intendevo nel mio post precedente (dove parlo di componente decisionale). Anche il brano che hai riportato del libro di Mornon mi trova perfettamente d'accordo.
La mia era una considerazione in risposta a Jhongalli che minimizzava la mancanza del gioco ma lui si riferiva probabilmente a un regolamento più complesso.
Invece il gioco deve esserci sempre, anche sottoforma di pura scelta, e la domanda che mi sono posto è se in questo Corto c'è almeno "l'illusione" della scelta. Si sceglie qualcosa o si vaga a caso?
Per esempio:
Quando dal p.14 (Patrizio rientra dal balcone) vado al p.10 (penso a quante sigarette avrà gettato dal balcone), effettuo una scelta? Sì, mi direte voi. Scegli di pensare a Patrizio e al suo comportamento. Il cambio di pensiero è una scelta?
Ecco, se accettiamo il sì, ammettiamo il racconto nel novero dei LG (e dunque in Concorso) ma secondo me questa "giocabilità" è comunque largamente insufficiente.
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Re: Corto numero 1: La Festa
Rece:
Il regolamento è scritto in tono scanzonato e umoristico, e mi ha fatto ridere in più punti. Poi ho cominciato a leggere il par.1 con la più gaia disposizione d'animo:
Venti. Un numero che ti evoca ricordi amari: la data in cui i tuoi genitori hanno lasciato questo mondo, incastrati tra quelle lamiere.
Il contrasto è troppo forte. Il tono usato nel resto del corto rimane amaro, per cui è l'introduzione ad avere un registro fuori luogo.
Le opzioni di scelta nel primo paragrafo arrivano così, buttate senza spiegazione:
La voce di Michele (17). Lo sguardo di Andrea (14).
e, dopo uno spaesamento iniziale, tiro a indovinare che la scelta riguarda dove decidiamo di rivolgere la nostra attenzione.
Il corto manca di un obiettivo. Dobbiamo osservare la tombolata fino alla sua conclusione, e a seconda di dove abbiamo rivolto lo sguardo (comunque procedendo assolutamente a caso) ottieniamo un epilogo diverso tra 5 possibili. Il fatto che il vincitore della tombolata cambi a seconda dell'epilogo, nonostante la nostra totale inerzia sul corso degli eventi, avvicina questo corto più a uno SLATA che a un LG.
Al par. 2 compare tale Bryan mai menzionato prima, e anche il paragrafo di destinazione continua a non spiegare chi sia.
La pletora di personaggi è difficile da memorizzare.
Cugini: Alfonso, Andrea, Michele, Giulia e Luna (figlie di Ludovico & Betty).
Zii: Ludovico & Betty, Olga & Walter, Oscar & Anna.
Nonna: Filomena.
Altri: Elena (ragazza di Michele), Consuela (figlia adottata di Oscar&Anna), Patrizio (ragazzo di Consuela), Alexandre (ragazzo di Giulia), Bryan (ignoto, forse cugino).
Da quanto viene detto nel corto, l'albero genealogico risulta:
nonno+---Filomena
|
----------------------------------------------------
| | | |
padre+---Anita+ Ludovico---Betty Walter---Olga Oscar---Anna
| | |:
tu --------- Consuela
| | (adottata)
Giulia Luna
Su Alfonso, Andrea e Michele non viene detto nulla, tranne che Alfonso e Andrea tra di loro sono cugini e non fratelli: quindi non sono tutti figli di Walter e Olga, ma allo stesso tempo non sembra siano figli delle altre due coppie di zii, di cui vengono nominati esplicitamente i figli; rimane quindi misteriosa la parentela dei tre.
Questa ricostruzione, benché non fondamentale, risulta importante per capire le dinamiche familiari, troppo contorte per un corto così breve.
Ed è tutto estremamente tragico, nessuno esce bene da questa riunione natalizia! Inevitabile il parallelo già richiamato da altri col film Parenti serpenti di Monicelli.
La scrittura è molto buona, il testo ben curato e a parte la svista di "Bryan" non ho notato errori o refusi (cosa sempre alquanto rara, quindi da pregiare). Tutti i percorsi consentono di ottenere almeno un numero. Inoltre determinati finali si possono ottenere solo attraverso specifici percorsi:
I: 1-14-12-19-16-20 o 1-14-12-15-3-20 o 1-14-10-13-5-20 o 1-17-2-7-5-20.
II: 1-17-2-11-3-20 o 1-14-12-19-(16)-5-20 o 1-14-12-15-16/3-5-20.
III: 1-17-2-11-(3)-5-20 o 1-14-10-6-16/3-20.
IV: 1-17-4-9-16-20 o 1-17-4-18-16/3-20 o 1-14-10-6-16/3-5-20.
V: 1-14-10-13-8-20 o 1-17-2-7-8-20 o 1-17-4-18-16/3-5-20 o 1-17-4-9-(16)-5-20.
Non mi sembra esistano percorsi che consentono di ottenere più di 5, nonostante la specifica nota del regolamento.
In definitiva un buon corto, con qualche difetto (evidenziato sopra), ma comunque ben realizzato e congeniato. Il mio voto è
Statistiche:
Num. paragrafi: 20/50
Num. pagine librogame: 6/6
Num. parole librogame: 1404/2020 (69,5%)
Introduzione/regolamento/epilogo: sì
Num. pagine intro/rego/epi: 2/2
Num. parole intro/rego/epi: 500/600 (83,3%)
Soluzione: no
Dadi: no
ID count: 0
Accezione del tema "venti": numero della smorfia napoletana
Grafo:
https://i.ibb.co/yFD6zWS/Corto-01-grafo.jpg
A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0
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¿„ãßꪧ¬
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Re: Corto numero 1: La Festa
¿„ãßꪧ¬ ha scritto:Da quanto viene detto nel corto, l'albero genealogico risulta:
nonno+---Filomena
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padre+---Anita+ Ludovico---Betty Walter---Olga Oscar---Anna
| | |:
tu --------- Consuela
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Anche l'albero genealogico.
Insuperabile maestro di statistiche, il nostro abeasso
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Re: Corto numero 1: La Festa
CHIUSURA VOTAZIONI!
Ecco cosa ne pensa la Trinità:
- "La Festa" -
Questo racconto a bivi mi fa pensare ai quei dipinti degli impressionisti francesi, che vanno visti da lontano, socchiudendo gli occhi per poterli capire nel loro insieme. Mi trovo davanti a un quadro formato da venti pennellate sparse. Dovete sapere che il colore non esiste in sé ma risalta solo se accostato al colore che gli sta accanto. E così, in questo racconto, ogni personaggio si forma per contrasto con il suo rivale. Il colore bianco è l'insieme di tutti i colori e io penso a Nonna Filomena con i capelli bianchi, che è la sintesi dei suoi figli e nipoti. Il nero, invece, è l'assenza di colore, e il personaggio che lo rappresenta meglio è il giocatore, che non ha nome, non ha genitori e se ne sta in disparte. Non gioca con gli altri ma è lui il giocatore che li fa giocare tutti.
Pro:
- Tipica atmosfera famigliare abbastanza pesante di certe feste.
- Mette voglia di conoscere tutti gli invitati.
- Personaggi ben caratterizzati dai contrasti reciproci.
Contro:
- Manca una strategia di gioco.
- Manca un vero finale. Il lettore è sempre costretto a ricominciare il racconto per tentare di saperne un po' di più.
- Dopo tre partite ho cambiato il regolamento. Adesso, ogni volta che trovo un certo paragrafo, invece di andare al finale, ritorno al numero 1 e ricomincio un altro giro. In questo modo ho la sensazione di rimanere dentro la festa senza essere buttato fuori ogni volta.
Consiglio:
Avrei lasciato il giocatore libero di girare tra i paragrafi per trovare tutti i venti protagonisti: ci sono diciassette parenti da contare più i tre personaggi che sono già apparsi nel primo paragrafo.
I 17 personaggi sono:
Nonna Filomena
zia Olga, sorella Anita
zio Walter
zia Betty, zio Ludovico
zio Oscar, zia Anna
Consuela, Patrizio
cugino Michele, Elena
cugino Alfonso
cugino Andrea
cugina Luna
cugina Giulia
Bryan
Tema Venti:
- Il numero venti è mascherato dietro un simbolo, come è scritto chiaramente nel paragrafo (1) "Venti. 'a festa, nella smorfia napoletana.". In tutto il gioco il numero 20 si ritrova anche nel numero dei paragrafi, dei personaggi, il numero della cartella della tombola. Presi singolarmente i casi sarebbero stati insufficienti, ma insieme secondo me funzionano.
Test rompi-tema: (questo è un test per vedere se con un altro tema il gioco si rompe)
Proviamo a togliere qualsiasi collegamento con il numero 20. Il risultato è un racconto a bivi funzionante ma senza una struttura che lega storia e personaggi. Il Venti diventa la cornice che regge il quadro sulla parete.
--------
La festa
Una fiera delle ipocrisie familiari, con tante, troppe torbide storie dietro, raccontata con un tono disincantato e cinico che piacerebbe al grande Pupi Avati. Una lettura cruda, a metà tra l’ironia amara e la mediocre realtà, che ha un grande pregio, quello di affrescare una famiglia scollata e malandata come tante, dietro la grande sciarada di una noiosa partita a tombola. Ma ha anche un grande difetto, è un testo sprovvisto di una trama vera e propria, non ci lascia qualcosa da fare e si limita a propinarci continue situazioni, non detti, ritratti, siparietti, tutti gustosi per carità, ma che alla fine della lettura e dell’esplorazione lasciano davvero un senso di incompiuto. Sono tantissimi i personaggi citati e a ognuno viene riservato il suo spazietto, dando una bella idea di vizi e virtù con giusto un paio di pennellate. Forse troppi, però, i “file” aperti in relazione allo spazio disponibile.
Pro:
> mood malinconico alla Pupi Avati e meschinità descritte alla perfezione
> tre pre-finali e cinque finali possibili in uno spazio contenuto
> attinenza al tema del 20 di grande simbologia per il protagonista
Contro:
> trama inesistente al netto dei siparietti singoli
> ermetismo totale dello stile anche in sede di presentazione delle scelte
> stridore eccessivo tra i temi seri e dolorosi e la comicità di alcuni passaggi
----------
Finalmente qualcuno l’ha detto. Di quelle feste in famiglia non se ne può più. Ecco l’occasione per sfoggiare tutta l’ipocrisia di cui siamo capaci in una tormentata riunione di fine anno. Se non fosse per le Feste Comandate, a chi verrebbe in mente di organizzare “una bella festa in famiglia, per il piacere di ritrovarci ancora una volta tutti assieme”?
E così fra la prepotenza di Alfonso, la crisi di Oscar e Anna, la nonna Filomena che non se la pensa proprio di schiattare, ci ritroviamo buttati in poltrona ad ascoltare l’estrazione di una tombola alla quale nemmeno abbiamo voglia di partecipare.
20, ‘a festa’. E come da tradizione c’è chi sfotte, chi chiama ‘ambo’ al primo numero, chi punta al malloppo, chi parla alle spalle. Mentre leggevo mi sentivo già di dover fare un applauso all’autore per la quantità di situazioni che è riuscito a ficcare dentro i miseri 20 paragrafi di storia. Gente morta o che sta per morire, amori che nascono o che finiscono, chi partecipa alla discussione e chi si estranea. In questa festa c’è di tutto… tranne il clima di festa. Comunque vada, chiunque vinca, la serata finisce a rotoli. E questo, nonostante il prologo lasciasse presagire una commedia goliardica.
Va detto che anche leggendo la storia mi aspettavo uno svolgimento diverso. C’erano una infinità di fratelli, zii, cugini, fidanzate di cugini… e ho creduto di capire dove si andava a parare. Ho ricominciato tutto disegnando l’albero genealogico di questa “famigghia arruvenata” e ho scoperto che… anche i personaggi in gioco sono 20!!! Coincidenze? Ovviamente no… doveva esserci qualcosa sotto. Quasi quasi speravo di scoprire che l’indizio chiave era nelle parentele complesse, magari nascosto nel doppio gioco della parola “nipote”.
E invece, purtroppo, l’epilogo non si concretizza in qualcosa di memorabile. Ci sono 5 finali ai quali si arriva piuttosto casualmente, da spettatori piuttosto che da protagonisti, poiché le nostre “scelte” sono limitate a guardare in faccia un parente piuttosto che un altro. Niente rivelazione choc da telenovela.
Però il bello della storia non è scoprire cosa succederà, ma quello che è già successo, con tutti i retroscena e i malumori reconditi che inevitabilmente sbocciano in una gustosa vendetta.
Devo penalizzarne il voto al Corto per aver sviluppato solo marginalmente il ruolo del protagonista, ma mi congratulo ancora con l’autore per essere stato capace di suggerire in poco spazio tutto un mondo di relazioni: mi sono scoperto spesso a sogghignare, beandomi di una schadenfreude di discreta qualità.
"La grammatica è tutto ciò che conta"
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gabrieleud
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Re: Corto numero 1: La Festa
CHIUSURA VOTAZIONI!
Ecco cosa ne pensa la Trinità:
Kenfalco ha scritto:
- "La Festa" -
Questo racconto a bivi mi fa pensare ai quei dipinti degli impressionisti francesi, che vanno visti da lontano, socchiudendo gli occhi per poterli capire nel loro insieme. Mi trovo davanti a un quadro formato da venti pennellate sparse. Dovete sapere che il colore non esiste in sé ma risalta solo se accostato al colore che gli sta accanto. E così, in questo racconto, ogni personaggio si forma per contrasto con il suo rivale. Il colore bianco è l'insieme di tutti i colori e io penso a Nonna Filomena con i capelli bianchi, che è la sintesi dei suoi figli e nipoti. Il nero, invece, è l'assenza di colore, e il personaggio che lo rappresenta meglio è il giocatore, che non ha nome, non ha genitori e se ne sta in disparte. Non gioca con gli altri ma è lui il giocatore che li fa giocare tutti.
Pro:
- Tipica atmosfera famigliare abbastanza pesante di certe feste.
- Mette voglia di conoscere tutti gli invitati.
- Personaggi ben caratterizzati dai contrasti reciproci.
Contro:
- Manca una strategia di gioco.
- Manca un vero finale. Il lettore è sempre costretto a ricominciare il racconto per tentare di saperne un po' di più.
- Dopo tre partite ho cambiato il regolamento. Adesso, ogni volta che trovo un certo paragrafo, invece di andare al finale, ritorno al numero 1 e ricomincio un altro giro. In questo modo ho la sensazione di rimanere dentro la festa senza essere buttato fuori ogni volta.
Consiglio:
Avrei lasciato il giocatore libero di girare tra i paragrafi per trovare tutti i venti protagonisti: ci sono diciassette parenti da contare più i tre personaggi che sono già apparsi nel primo paragrafo.
I 17 personaggi sono:
Nonna Filomena
zia Olga, sorella Anita
zio Walter
zia Betty, zio Ludovico
zio Oscar, zia Anna
Consuela, Patrizio
cugino Michele, Elena
cugino Alfonso
cugino Andrea
cugina Luna
cugina Giulia
Bryan
Tema Venti:
- Il numero venti è mascherato dietro un simbolo, come è scritto chiaramente nel paragrafo (1) "Venti. 'a festa, nella smorfia napoletana.". In tutto il gioco il numero 20 si ritrova anche nel numero dei paragrafi, dei personaggi, il numero della cartella della tombola. Presi singolarmente i casi sarebbero stati insufficienti, ma insieme secondo me funzionano.
Test rompi-tema: (questo è un test per vedere se con un altro tema il gioco si rompe)
Proviamo a togliere qualsiasi collegamento con il numero 20. Il risultato è un racconto a bivi funzionante ma senza una struttura che lega storia e personaggi. Il Venti diventa la cornice che regge il quadro sulla parete.
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Dragan ha scritto:
La festa
Una fiera delle ipocrisie familiari, con tante, troppe torbide storie dietro, raccontata con un tono disincantato e cinico che piacerebbe al grande Pupi Avati. Una lettura cruda, a metà tra l’ironia amara e la mediocre realtà, che ha un grande pregio, quello di affrescare una famiglia scollata e malandata come tante, dietro la grande sciarada di una noiosa partita a tombola. Ma ha anche un grande difetto, è un testo sprovvisto di una trama vera e propria, non ci lascia qualcosa da fare e si limita a propinarci continue situazioni, non detti, ritratti, siparietti, tutti gustosi per carità, ma che alla fine della lettura e dell’esplorazione lasciano davvero un senso di incompiuto. Sono tantissimi i personaggi citati e a ognuno viene riservato il suo spazietto, dando una bella idea di vizi e virtù con giusto un paio di pennellate. Forse troppi, però, i “file” aperti in relazione allo spazio disponibile.
Pro:
> mood malinconico alla Pupi Avati e meschinità descritte alla perfezione
> tre pre-finali e cinque finali possibili in uno spazio contenuto
> attinenza al tema del 20 di grande simbologia per il protagonista
Contro:
> trama inesistente al netto dei siparietti singoli
> ermetismo totale dello stile anche in sede di presentazione delle scelte
> stridore eccessivo tra i temi seri e dolorosi e la comicità di alcuni passaggi
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GabrieleUD ha scritto:
Finalmente qualcuno l’ha detto. Di quelle feste in famiglia non se ne può più. Ecco l’occasione per sfoggiare tutta l’ipocrisia di cui siamo capaci in una tormentata riunione di fine anno. Se non fosse per le Feste Comandate, a chi verrebbe in mente di organizzare “una bella festa in famiglia, per il piacere di ritrovarci ancora una volta tutti assieme”?
E così fra la prepotenza di Alfonso, la crisi di Oscar e Anna, la nonna Filomena che non se la penZa proprio di schiattare, ci ritroviamo buttati in poltrona ad ascoltare l’estrazione di una tombola alla quale nemmeno abbiamo voglia di partecipare.
20, ‘a festa’. E come da tradizione c’è chi sfotte, chi chiama ‘ambo’ al primo numero, chi punta al malloppo, chi parla alle spalle. Mentre leggevo mi sentivo già di dover fare un applauso all’autore per la quantità di situazioni che è riuscito a ficcare dentro 20 paragrafi di storia. Gente morta o che sta per morire, amori che nascono o che finiscono, chi partecipa alla discussione e chi si estranea. In questa festa c’è di tutto… tranne il clima di festa. Comunque vada, chiunque vinca, la serata finisce a rotoli. E questo, nonostante il prologo lasciasse presagire una commedia goliardica.
Va detto che anche leggendo la storia mi aspettavo uno svolgimento diverso. C’erano una infinità di fratelli, zii, cugini, fidanzate di cugini… e ho creduto di capire dove si andava a parare. Ho ricominciato tutto disegnando l’albero genealogico di questa “famigghia arruvenata” e ho scoperto che… anche i personaggi in gioco sono 20!!!1! Coincidenze? Ovviamente no… doveva esserci qualcosa sotto. Quasi quasi speravo di scoprire che l’indizio chiave era nelle parentele complesse, magari nascosto nel doppio gioco della parola “nipote”.
E invece, purtroppo, l’epilogo non si concretizza in qualcosa di memorabile. Ci sono 5 finali ai quali si arriva piuttosto casualmente, da spettatori piuttosto che da protagonisti, poiché le nostre “scelte” sono limitate a guardare in faccia un parente piuttosto che un altro. Niente rivelazione choc da telenovela.
Però il bello della storia non è scoprire cosa succederà, ma quello che è già successo, con tutti i retroscena e i malumori reconditi che inevitabilmente sbocciano in una gustosa vendetta.
Devo penalizzarne il voto al Corto per aver sviluppato solo marginalmente il ruolo del protagonista, ma mi congratulo ancora con l’autore per essere stato capace di suggerire in poco spazio tutto un mondo di relazioni: mi sono scoperto spesso a sogghignare, beandomi di una schadenfreude di discreta qualità.
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Re: Corto numero 1: La Festa
Intanto ringrazio tutti coloro che l'hanno letto.
Cosa mi è saltato in mente per scrivere un corto del genere?
Intanto il desiderio di correggere un po' il tiro rispetto al mio corto dello scorso anno (la cui struttura mi era sembrata quantomeno interessante), poi per un'ispirazione che ha reso - più o meno - questo corto autobiografico.
Si, perchè durante queste feste di Natale mi sono trovato a passare le giornate con due famiglie che ho scoperto piene di persone egoiste. Non ai livelli del corto, ovviamente, ma vi giuro che ho visto personalmente uno zio riprendersi una "vita" giocando a 31 (chi conosce il gioco, sa a cosa mi riferisco), e non è accaduto una volta sola, e cambiare umore per non aver vinto a tombola... oltre a tanti altri piccoli dettagli familiari che mi hanno deluso non poco...
Da qui l'ispirazione per il corto, basato appunto sulla tombola e sui numeri presenti nella cartella n. 20.
La maggior parte delle situazioni descritte nel corto sono estremizzazioni di piccoli dettagli notati durante le giornate di festa in famiglia: ho quindi deciso di dare un formato "caricaturale" alle varie scene, estremizzandole apposta, proprio come fosse una caricatura.
Nel corto non c'è parte ludica, proprio come per me quest'anno non c'è stata partecipazione ai classici giochi natalizi: vi giuro che mi sono sentito un pesce fuor d'acqua in quei giorni, volevo dare ai lettori parte della sensazione che ho avuto io in famiglia, facendovi sentire un po' estranei in quel contesto.
Non nascondo che avrei voluto fare qualcosa di più per il finale, in effetti il gioco è praticamente assente, però lo spazio era terminato nonostante i massicci tagli, e aggiungere qualcosa a livello di gioco (es: un finale nascosto) avrebbe determinato il taglio ulteriore di qualche descrizione dei personaggi, che già mi sembrava all'osso... Insomma, ho voluto dare priorità alla descrizione dei personaggi rispetto alla parte gioco, proprio come per me durante le feste hanno avuto più peso i giudizi sui parenti che il gioco in famiglia: spero di essere riuscito a darvi almeno parte della sensazione di schifo che ho provato io, l'intento del corto alla fine era quello: dare quella sgradevole sensazione che si ha quando un parente conosciuto da anni si comporta male.
Rispondo ad alcuni degli aspetti che mi avete fatto notare nelle recensioni:
- paragrafo 1 frettoloso: lo so, però davvero in fase di taglio mi sono accorto di aver scritto troppo, e ho cercato di dare a questo paragrafo una forma quantomeno decente. C'è da dire che probabilmente ad una prima lettura il senso di stranezza è amplificato, ma dopo una lunga riflessione mi sembrava che le letture successive potessero renderlo meno "oscuro". Era quindi una sensazione provata al primo impatto (almeno ai miei occhi), e considerando che volevo proprio dare ai lettori questo senso di estraneità alla vicenda non mi è dispiaciuto più di tanto lasciarlo così.
- dissonanza tra il tono dell'intro e la malinconia del corto: l'intro è stata l'ultima cosa che ho scritto, ho utilizzato un tono più scherzoso perchè era proprio l'umore che avevo io prima di passare le feste. Lo stacco drastico tra intro e storia, quindi, ha in parte rispecchiato lo stacco che ho avuto io nel passaggio tra "aspettativa" e "realtà".
- assenza di scelte: lo so, lo so, anche per il corto dell'anno scorso è stato così... e io sono testa dura, quindi ci ho riprovato... mi limito solo a dire che non tutto quello che è "storia" o "gioco" possono essere narrati. Ad esempio, tante delle mie giornate sono piene di momenti morti (tanto per dirne uno, i tragitti casa-lavoro nei mezzi pubblici), ma non per questo tali momenti non fanno parte della vita di una persona. Probabilmente non c'è una storia in questo corto, ma la storia di fondo si desume dalle varie situazioni, si "immagina" anche. Rileggendolo, vedo la storia di una famiglia arrivata alla frutta, che forse è il tempo di frammentare e fare come il famoso Gioco dell'uva: ognuno a casa sua!
- assenza di obiettivi: scelta anch'essa voluta, si veda sopra.
Grazie di nuovo a tutti per averlo letto.
"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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