The Making of: Wasteland - RV9The Making of: Wasteland - RV9 Salve gente!
"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"
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Re: The Making of: Wasteland - RV9
In verità molto poco, perché è un lavoro che risale a diversi anni fa; anche se non escludo un'influenza a livello inconscio. Un grandissimo peso lo hanno avuto (e dovrò stare attento a limitare citazioni e strizzate d'occhio) i primi due videogiochi Fallout. Li ritengo due gioiellini. "Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"
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Re: The Making of: Wasteland - RV9 Stupefatto dalla tua prolificità. Il genere purtroppo non mi è mai interessato...
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
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Re: The Making of: Wasteland - RV9
Ma io non mi ritengo tanto prolifico, perché penso che ognuno di noi abbia tante storie da raccontare. Poi il 99% dell'umanità non lo fa per mancanza di tempo, voglia o capacità. Però per me "blocco dello scrittore" non significa "non sapere cosa scrivere", quanto piuttosto "non sapere come scrivere quello che si vuole scrivere".
Mi spiace. Nella mia immane presunzione cercherò di farti cambiare idea. L'editing me lo farai comunque, eh: non pensare di scappare!
Anvedi ahò! Te metti pure a parla' romanesco? Ma nun eri un montanaro?
Prologo Il sole non è ancora sorto all’orizzonte davanti a te, mentre inizi a lottare contro i finimenti del tuo brahmin. L’ottuso ruminante si sposta di lato ogni volta che ti avvicini a lui con sella e bisacce, una delle due teste protesa per brucare un ciuffo di ginestra, l’altra sollevata a fissarti con i propri occhi bovini. Se non fossi sicuro che si tratta di una bestia stupida, giureresti che si sta prendendo gioco di te.
*** Pochi minuti dopo, la sella posizionata nel verso giusto, leghi le redini del brahmin a un arbusto e scendi verso Ian che, in piedi su una cassa, si sta rivolgendo a due membri della carovana, gesticolando animatamente. Ti guardi intorno mentre cammini: gli altri conducenti hanno sellato i brahmin e anche quelli che traineranno i carri stanno venendo aggiogati. Tra guidatori, guardie e mercanti sarete almeno una cinquantina: non male per essere il tuo primo lavoro. Lasci scorrere lo sguardo sulla strada che dovrete percorrere e il primo raggio del sole che sorge ti costringe a socchiudere gli occhi. Sbatti le palpebre e osservi la distesa di terre brulle, arbusti e ginestre. Dietro di te, a occidente, c’è la cittadina fortificata di Floris dove sei nato ventuno anni fa: l’unica casa che tu abbia conosciuto. Allunghi il passo e arrivi alle spalle di Ian, che sta ancora raccontando qualcosa agli altri uomini, un mercante dalla barba brizzolata e un conducente alto e magro. «Allora il contadino ci pensa un attimo,» dice la guardia. «Poi sbotta: “No grazie, mi trovo meglio con i brahmin!”.» I due uomini davanti a Ian scoppiano a ridere a pieni polmoni e lo stesso Ian si piega in due, sghignazzando e battendosi una mano sulla coscia. La sua risata viene interrotta da un accesso di tosse che lo fa barcollare e cadere dalla cassa, seduto a terra. Gli altri due uomini ridono ancora più forte e tu, pur non trattenendo un sorriso, lo prendi da sotto le ascelle e lo aiuti a rialzarsi. Ian ti guarda da sopra la spalla. «Ah, sei tu.» Si massaggia il fondoschiena. «Grazie, ragazzo.» «Ian, Ian,» dice il mercante, dopo aver ripreso fiato. «Lo giuro: ogni volta la racconti meglio! Ti terrei con me solo per sentirla ancora.» «È vero,» si intromette il conducente, asciugandosi le lacrime col dorso della mano. «Conosci solo questa, ma è davvero irresistibile!» «Eh, che volete…» Ian si guarda la punta degli stivali. «Ci sarà un motivo se lavoro ancora qui.» «Scusate.» Guardi i tre uomini uno dopo l’altro. «Di cosa state parlando?» «La vecchia barzelletta del contadino scemo e della donna grassa,» spiega Ian. «La conosci?» «No,» ammetti. «Raccontala ancora, dai!» Il mercante si accarezza la barba. «Anche il ragazzo ha il diritto di sentirla!» «Sì, giusto,» conferma il conducente, sedendo sul pianale del carro e portando al petto le ginocchia ossute. «Però questa volta resta con i piedi per terra.» Ian fa un profondo sospiro, quindi si gira in modo da vedervi tutti e tre. «Allora, c’è un contadino che va al mercato con tre brahmin…» «Siete pronti o no?» lo interrompe una voce nasale. Vi girate tutti e quattro. L’uomo che ha parlato è in sella a un mulo, le mani strette sul pomo e un’espressione stolida sul viso squadrato. Indossa l’uniforme delle guardie, ma gli va stretta di spalle e di collo, mentre le maniche sono troppo lunghe. «Allora, siete pronti?» Estrae dal polsino un fazzoletto verde e si deterge il viso arrossato. «Tra cinque minuti dobbiamo essere in formazione, pronti a marciare!» Ian saluta militarmente. «Signorsì, Comandante Georgesson!» Si avvicina all’uomo in sella. «Siamo già pronti, quando volete.» Georgesson non risponde, vi fissa uno a uno e piega in basso gli angoli della bocca. Tamburella con le dita tozze sull’arcione e si accomoda meglio sulla sella. Ti accorgi che ha le gambe così corte che le cinghie delle staffe sono state accorciate: se smontasse ti arriverebbe alla spalla. Il mercante e il conducente si scambiano uno sguardo. «Va bene,» concede infine il Comandante. «Ma tu devi stare nell’avanguardia!» Il suo indice tozzo si punta su Ian. «Ti voglio poter vedere.» Il tuo amico si stringe nelle spalle. «Con tutto il dovuto rispetto, non posso.» Intreccia le dita dietro la schiena. «Sono stato assegnato al fianco destro da…» «La disposizione è annullata!» Infila due dita nel colletto per allargarlo. «Ordine del Comandante Tomas Georgesson.» Ian tace per alcuni secondi. «Obbedisco.» Il Comandante gli elargisce un sorriso che non arriva agli occhi, quindi dà uno strattone alle redini e fa voltare il mulo, allontanandosi al piccolo trotto. Lo fissate tutti fino a che non scompare oltre la collinetta. Il conducente allunga una gamba magrissima e si osserva la punta dello stivale. «Caratterino, eh?» Si accomoda meglio sul pianale del carro e guarda Ian. «Mi spiace per voi che siete ai suoi ordini…» «È solo un idiota arrogante,» ribatte Ian. Il mercante si attorciglia i peli della barba attorno a un dito. «Credo che il Comandante abbia ragione,» ammette, senza guardarvi. «Devo pensare ai miei animali.» «Ma quali animali,» lo redarguisce il conducente, battendo la mano sul pianale del carro. «Seth, non ti riconosco più!» «Arram, non voglio mettermi a discutere!» Il mercante vi scruta da sotto le sopracciglia folte. «Devo andare, davvero.» Fa un cenno di saluto e si allontana di buon passo. «Chissà che gli è preso,» commenta il conducente, ritraendo la gamba con uno schiocco. «Di norma Seth non è così nervoso, ma in questi ultimi giorni è teso come…» «Lascia stare,» minimizza Ian. «Piuttosto non capisco come Georgesson abbia ottenuto il comando di questa spedizione. Fino a ieri leccava i piedi del Reggente…» «Ti sei appena risposto.» Arram si china in avanti e stringe la fibbia sulla calzatura. «Dopo tre anni attaccato alle sottane del Reggente, ha ottenuto un “incarico di prestigio”.» Il suo torace ossuto viene scosso da una risatina. «O almeno è questo che lui crede.» «Già!» Anche Ian ridacchia. «Più probabilmente il vecchio Duca Alexandros si è stufato di camminare guardando a terra per non calpestare la sua lingua srotolata!» Accenna un goffo passo di danza, in punta di piedi. «Allora se ne è liberato con eleganza: è nel suo stile.» «Sì, ma resta il fatto che adesso è lui il Comandante,» termina l’altro. «E io non ho intenzione di contraddirlo.» «Io nemmeno,» conviene Ian. «Tanto più che è il mio ultimo viaggio.» «Beato te!» Georgesson intanto si è portato in cima alla colonna e sta discutendo con sei uomini dal fisico massiccio. Indossano uniformi che non riconosci e sono tutti armati con pistole e fucili. Ti volti verso Ian. «Loro chi sono?» Indichi gli sconosciuti. «Loro chi?» Ian si acciglia. «Mi venga un colpo se li ho mai visti prima di oggi.» «Sono mercenari assunti dal Comandante in persona, a quanto pare,» spiega Arram. «Da dove vengano è un’altra faccenda. Scuote la testa. «Sicuramente non sono di Floris.» «Né di nessun altro paese vicino,» conferma Ian. «Ma non mi voglio più preoccupare di queste faccende. Si volta verso di te. «Avanti, ragazzo, al lavoro!» *** Dopo due ore di viaggio cominci a capire perché il lavoro di guardia sia così ben pagato e perché i novellini siano stati assegnati alla retroguardia. Il sole è appena visibile sopra alle nubi di pulviscolo e i vostri brahmin arrancano nella penombra dietro ai carri; hai la schiena dolorante e la groppa della tua cavalcatura è tanto larga da costringerti ad aprire le gambe in modo innaturale; ti chiedi se riuscirai a chiuderle, una volta smontato. Quando lasciate la pista battuta per inoltrarvi nelle colline a sud di Floris i veicoli davanti a voi sollevano polvere densa e pesante; non hai il coraggio di restare troppo indietro, per quanto la tua cavalcatura sia sempre più recalcitrante, e presto sei coperto di polvere fino alla cintola. Come se non bastasse, passi metà del tempo a evitare gli escrementi degli altri animali, già coperti di mosche grosse quanto l’unghia di un pollice. Una recluta che cavalca accanto a te tossisce attraverso un fazzoletto legato a schermare bocca e naso. «Parola mia, meglio tornare alle cave sopra Floris.» Ti copri il viso col bavero. «Lavoravi lì?» «Sì, ci ho fatto tre mesi e sono scappato, ma in questo momento ne ho tanta nostalg…» Viene interrotto da un attacco di tosse. «Ne ho tanta nostalgia!» Si sistema meglio il fazzoletto. «Ti trovavi meglio?» Il giovane si stringe nelle spalle. «C’era meno polvere, questo è certo. E non dovevo litigare con questa stupida bestia!» Sferra un pugno sulla groppa del brahmin, che sembra non accorgersene. Proseguite in silenzio per un tempo interminabile e, solo quando il sole è alto sopra di voi, dalla cima della colonna giunge il fischio che segna la sosta per il pranzo. Il giovane si sfila il fazzoletto, rivelando una barba rada e ti elargisce un debole sorriso, prima di spronare la cavalcatura verso il centro della colonna. Ti alzi sulle staffe e lasci spaziare lo sguardo sulla vallata. Floris è sparita alle vostre spalle, avvolta da nubi basse, e davanti a voi, verso sud, si estendono le colline che nascondono Aries, la vostra meta. Ricadi a sedere sulla sella con una smorfia, al pensiero di dover cavalcare alti due giorni prima di arrivare a destinazione… per non parlare del viaggio di ritorno. Il giovane che ha cavalcato accanto a te torna in fondo al convoglio, conducendo il proprio brahmin con le ginocchia; in una mano ha una fiasca di pelle, nell’altra un pezzo di carne secca. Ingoia un boccone, beve un sorso e ti rivolge il secondo sorriso della giornata, indicandoti col mento uno dei carri più grossi attorno al quale si affollano i membri della carovana. La sagoma alta e sottile di Arram si staglia per un attimo nella calca. Annuisci al tuo collega, sproni il brahmin verso il carro e ti metti in fila. Seth ti passa accanto diretto nella direzione opposta, ha le mani in tasca e il capo chino. Gli fai un cenno di saluto, ma ti ignora, parlando da solo nella barba. Dopo pochi passi si ferma, si volta verso la cima della colonna e scuote la testa. Guardi nella stessa direzione: la sagoma tozza di Georgesson è inconfondibile in sella al mulo. In piedi davanti a lui c’è Ian, le redini del brahmin strette nella destra e la sinistra che gesticola indicando verso sud. Il Comandante non si scomoda a guardare, ascolta Ian per alcuni secondi, poi volta la cavalcatura e lo congeda con un gesto della mano. Il tuo amico sputa in terra, quindi si volta di scatto e, strattonando la bestia, viene nella tua direzione a passi pesanti. Ha il viso arrossato e il respiro ansante, ma non è per la fatica. Poco dopo si ferma accanto a te e scuote la testa. Ti chini verso di lui. «Tutto bene?» «Credevo che fossimo comandati da un perfetto idiota,» sibila tra i denti. «Ora non lo credo più.» «Ah no?» «No. Ora ne ho la certezza.» Strattona le redini dell’animale che sgrana due paia di occhi bovini per protestare la propria innocenza. «Quando saremo tornati, andrò dal Duca in persona…» Ti sposti sulla sella. «Ma cosa è successo di preciso?» Ian si guarda intorno. «C’è stato un cambiamento nei piani della carovana,» prosegue a voce più bassa. «Invece di andare a sud, faremo una deviazione verso est. » «Ma perché?» «Perché “sono questioni che riguardano il Comandante”,» imita la voce nasale di Georgesson. «Ecco perché!» Osservi per alcuni istanti la pista a oriente. «È una strada più pericolosa?» Ian si stringe nelle spalle. «Non più di tante, ma non c’è motivo di prenderla!» Indica la strada a sud. «Abbiamo usato quella per anni e tutto è andato bene, che senso ha cambiare adesso!?» Apri la bocca, ma lui continua. «Ah, ma so benissimo perché Georgesson fa così: spera di trovare una scorciatoia e passare alla storia come un grande esploratore, innovatore o chissà cosa altro!» Si accorge di avere appena urlato. «La vedremo,» sibila. *** Mezz’ora più tardi siete di nuovo in marcia, nella direzione stabilita dal Comandante Georgesson. La strada è più larga e finalmente respirate meno polvere. Finisci il tuo pasto cavalcando, mentre il convoglio costeggia il fianco di una collina: alla vostra destra il terreno digrada verso valle, a sinistra si erge un pendio roccioso. Il giovane ti si avvicina. «Senti,» ti chiede, guardandosi attorno. «Cosa è questa storia che stiamo sbagliando strada?» La sua voce è stridula, ora che si è tolto il fazzoletto. Ti giri e fissi i suoi occhi sgranati. «Non credo che stiamo “sbagliando”,» spieghi. «Il Comandante ha deciso un cambiamento e…» «È di questo che parlavi con quel veterano, vero?» ti interrompe lui. «Ti ho visto prima!» I suoi occhi non abbandonano i tuoi. «Sì,» ammetti. «Ian mi stava dicendo che non è contento di questa novità.» Indichi verso meridione. «Di norma le carovane passano da quella parte. O almeno così mi è parso di capire.» Il ragazzo guarda le alture a nord. «Ho visto un luccichio di metallo!» Indica un punto tra due formazioni rocciose. «Cosa può essere?» Scuoti la testa sorridendo. Se ti sentivi insicuro poche ore fa, adesso sei un veterano in confronto a questo novellino. Stai per replicare, quando noti che il pomo della sua sella è dietro di lui: ha persino sellato il brahmin al contrario! Sorridi e, quando lo vedi accigliarsi, scoppi a ridere. Dalle colline alla vostra sinistra risuona uno sparo a cui risponde il muggito di un brahmin. Vi alzate entrambi sulle staffe, mentre risuonano altri due spari seguiti da urla umane. Le esplosioni si moltiplicano, qualcosa ti sibila accanto all’orecchio e la testa del giovane esplode. Frammenti del suo cranio ti schizzano in faccia accecandoti, urli e le tue grida si mescolano a quelle di altre persone. In testa alla colonna risuona la sirena dell’allarme. Il tuo brahmin parte in quella direzione al piccolo trotto, costeggiando i carri sul lato destro; ti tieni con una mano al suo pelo mentre con l’altra ti pulisci la faccia, le redini ormai dimenticate. Altri spari risuonano dalle alture a sinistra. Passi accanto a una cavalcatura adagiata su un fianco e gli zoccoli del tuo animale pestano qualcosa di molliccio. Accanto a te un drappello di guardie sta smontando prendendo posizione dietro a uno dei carri al centro del convoglio. La faccia barbuta di Seth fa capolino da una finestra del veicolo; il mercante urla qualcosa a uno degli uomini e gli getta un pacchetto, prima di tuffarsi al riparo. Pochi istanti dopo un’esplosione dilania gli uomini dietro al carro e ti sbalza di sella. Atterri di schiena e tutta l’aria ti esce dai polmoni. Respiri a fondo ma la polvere ti fa tossire ancora di più. Ti rannicchi in posizione fetale e riesci a metterti carponi. Apri gli occhi: un brahmin con una sola testa compare nel tuo campo visivo e lancia un muggito straziante, prima di scomparire nel polverone. Scuoti il capo e ti rialzi con un grugnito. Riesci a vedere, ma nelle orecchie hai solo un fischio persistente. Attorno a te ci sono i corpi bruciati degli uomini saltati in aria e il carro da cui si è affacciato Seth ha una fiancata annerita. Le scariche di fucileria e le grida provengono attutite dalla cima della colonna e ti avvii barcollando in quella direzione. Scavalchi altri cadaveri e fai un giro largo per evitare un carro rovesciato che ha preso fuoco. Un paio di gambe lunghe e sottili che si dibattono debolmente sbucano da sotto la fiancata. Nel polverone vedi scintillare la fibbia dorata di uno stivale. Fai una smorfia e procedi. Alla testa della colonna, attorniato dai propri mercenari e al riparo di un altro carro, c’è Georgesson. Il Comandante è sempre in sella al mulo e non sembra impensierito dalla sparatoria che sta avendo luogo sull’altro lato della carovana. Qualcuno ti urta alle spalle e tu cadi nuovamente bocconi. Seth ti supera di corsa e va verso gli uomini armati, le mani sporche di fuliggine; Georgesson si volta verso di lui e gli intima di fermarsi con un gesto, ma il mercante urla qualcosa e ti indica. Per un attimo tu e il Comandante vi fissate negli occhi. Gli spari cessano all’improvviso e sulla vallata cala un silenzio innaturale. Da dietro il carro di testa sbuca Ian che sorregge un uomo ferito. Il tuo amico ha il viso sporco di sangue e il suo compagno trascina la gamba destra. Si fermano davanti agli uomini di Georgesson. «È un imboscata!» La voce di Ian ti arriva chiara nel silenzio. «Comandante, ci dobbiamo ritirare subito!» Georgesson lo fissa per un lungo istante, quindi estrae la pistola e la punta contro il veterano. Ian spalanca gli occhi e lascia cadere a terra il ferito. Georgesson preme il grilletto tre volte e gli spari riecheggiano nella vallata. Ian sussulta dopo ogni colpo, quindi cade a terra. «No!» Riconosci a stento la tua voce, mentre corri verso il Comandante. «Ian!» Avviene tutto rapidamente. La faccia barbuta di Seth ti si para davanti e la spingi via con un manrovescio; un mercenario ti afferra per il colletto, ma ti liberi con uno strattone. Afferri una gamba del Comandante… che ti dà un calcio in faccia, mandandoti lungo disteso. Rimani a terra senza fiato. Vorresti alzarti, ma il tuo corpo non risponde più ai comandi. Un torpore doloroso si sta impadronendo di te e a malapena tieni gli occhi aperti. Il cielo è stranamente terso e il sole ti scalda tiepido, mentre un vento leggero ti accarezza. Nel tuo campo visivo compare un uomo: ha un mantello con cappuccio grigio e la metà superiore del viso nascosta da un paio di occhiali protettivi che lo fanno sembrare un grosso insetto. Muove le labbra, ma non capisci cosa dice; sei solo sicuro che non sia un membro della carovana. Accanto al viso dello sconosciuto compare quello stolido e arrossato del Comandante Georgesson. L’ira ti dà nuove energie e scatti a sedere, solo per vedere la pistola che stringe in pugno. Alzi la mano davanti al viso quando preme il grilletto. L’esplosione ti assorda e cadi nuovamente all’indietro. Tutto diventa buio. Vai all'1. Eccoci qua! Letto tutto? Bene, allora possiamo procedere con ordine. Il mio problema, come accennavo in precedenza, è dovuto all'eccessiva influenza che Fallout potrebbe avere su questo libro, nato proprio come una fanfiction. Prendete per esempio i brahmin: ho fatto bene a metterli come omaggio oppure è troppo palese come citazione? Stavo anche pensando di inserire i Tappi di Bottiglia come valuta... Parliamone. "Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"
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Re: The Making of: Wasteland - RV9
Ero ironico... dovevo mettere il
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
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Re: The Making of: Wasteland - RV9
Allora continua con entrambi, che non hanno mai ucciso nessuno. Almeno uno dei due è abbastanza innocuo, ecco.
I caporali li ho messo con tanto amore, pensando proprio a te. Sono contento che ti piaccia il prologo, frutto di due stesure consecutive; mi sono volutamente dilungato nelle descrizioni perché ci sono vari elementi che vorrò/dovrò sfruttare nella stesura.
Se sei un videogiocatore, ti consiglio di procurartelo: ormai te lo tirano dietro su eBay e i primi due giochi sono, lo ripeto, davvero belli.
Il tuo consiglio vale (almeno) quanto quello degli altri utenti, per quanto mi riguarda.
"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"
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Re: The Making of: Wasteland - RV9
Tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te!
"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"
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Re: The Making of: Wasteland - RV9Stavo riflettendo sul Tiro di Precisione al Tecnico. Non mi convince al 100%, comunque non vedo un'altra Caratteristica che la possa adeguatamente sostituire. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
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