UNA NUOVA "TRAVERSATA INFERNALE"
Un'analisi ad ampio raggio sull'ultimo nato in casa EL, con tutte le modifiche e i confronti tra edizioni
L'attesa riedizione del secondo episodio della saga di Lupo Solitario, fra aspettative, speranze e qualche perplessità
Dopo ben sei mesi di lunga e trepidante attesa, è finalmente disponibile nelle librerie di tutta Italia Traversata Infernale Expanded, la seconda
puntata delle avventure del buon Lupo Solitario, ultimo cavaliere Ramas sopravvissuto alla distruzione del suo ordine. Alla fine del primo episodio, avevamo lasciato il nostro eroe, dopo mille peripezie, alla corte di Re Ulnar V, che ha affidato al nostro eroe una
missione di importanza vitale: raggiungere Hammerdal, capitale del regno di Durenor, per chiedere aiuto alle truppe alleate di re Alin IV, e soprattutto
per recuperare la mitica Spada del Sole, l’unica arma in grado di uccidere i Signori delle Tenebre. Riuscirà Lupo Solitario a compiere questa Traversata
Infernale?
E fin qui, nulla di nuovo per i fan di vecchia data della serie.
Le notizie avevano cominciato a trapelare ormai da molti mesi, ancora prima dell’effettiva pubblicazione del volume da parte di Mongoose, avvenuta
nell’ottobre 2007. Si sapeva che la storia sarebbe rimasta inalterata sia nella struttura di gioco (dai 550 paragrafi di LS 1 si sarebbe tornati ai canonici 350) che negli
sviluppi dell’avventura. Si sapeva che al libro vero e proprio sarebbe stata aggiunta un’interessante appendice, costituita da un’avventura bonus. Si
sapeva che le illustrazioni di Gary Chalk sarebbero state sostituite da quelle di Rich Longmore, e la copertina di Peter Andrei Jones avrebbe lasciato
posto ad una tavola del vicentino Alberto Dal Lago. Le parole di Joe Dever e della stessa Mongoose lasciavano però intendere che il testo sarebbe stato rivisto tanto dal punto di vista linguistico quanto
da quello narrativo e descrittivo. In molti, insomma, si aspettavano una versione di Traversata infernale molto più simile a ciò che si può leggere nei
volumi più maturi di Dever, rispetto alla versione scarna ed asciutta che i lettori italiani avevano conosciuto nel lontano 1985. Ora il tempo delle attese è finito, e possiamo finalmente analizzare il prodotto che ha visto la luce in questi giorni.
La Corona di Re Alin IV. La più bella novità, assieme alla stupenda copertina di Dal Lago, è data senza dubbio dall’avventura bonus, scritta da Vincent Darlage e rivista in
seguito dallo stesso Joe Dever. In essa ci troviamo ad interpretare il Maresciallo Rygar, in un’impresa che precede di due anni le vicende narrate
nell’avventura principale. La trama è presto detta: la corona di Re Alin IV di Durenor è stata trafugata, e la corte ha ingaggiato il coraggioso
Cavaliere della Montagna Bianca per cercare di recuperare il prezioso oggetto.
La lettura si dipana ottimamente e piacevolmente attraverso i 71 paragrafi, spesso lunghi e ricchi di particolari descrittivi interessanti; anche la
giocabilità non è affatto male, e non si sente troppo la mancanza delle preziose Arti Ramas. Piccolo grande difetto, purtroppo, le tavole illustrative,
poche e, secondo molti appassionati del genere, non molto riuscite.
E il resto dell’avventura?
“Traduzione di Judy Moss e Giulio Lughi”. Il frontespizio della nuova edizione mette già sul chi vive il lettore di vecchia data, non tanto per la qualità del testo originale, senza dubbio
ottima, ma perché sembra quantomeno strano che ad occuparsi della nuova traduzione sia la stessa coppia di traduttori della versione originale, che non
si occupava più di un episodio della serie di Lupo Solitario dal lontano 1986, quando fu pubblicato in Italia L’altare del Sacrificio (in originale
Chasm of Doom), quarto episodio della saga.
Deja vu. La spiegazione è chiara fin da una prima lettura, l’effetto di “già sentito” non lascia dubbi: il testo è lo stesso di vent’anni fa. Ma non è possibile, ci dev’essere qualche differenza, no? Un confronto sistematico fra le due versioni del libro permette di chiarire il dubbio. Teniamo a precisare che il confronto in questione è stato operato
da chi vi scrive utilizzando la propria copia di Traversata Infernale originale. Trattasi di “nona ristampa, marzo 1995”.
Salta molto presto all’occhio che nel pubblicare questo volume si è cercato il più possibile di rendere il testo graficamente il più leggibile
possibile; la divisione in paragrafi è spesso diversa rispetto a quella originale, e il testo acquisisce una scorrevolezza maggiore, per la felicità
tanto dei non più giovani lettori di vecchia data, quanto dei giovani cadetti Ramas alle prese con le loro prime letture.
E il contenuto? Su 350 paragrafi, in soli quattro casi osserviamo modifiche tali da alterare la componente ludica. Al paragrafo 17 è stata aggiunta una penalità in un combattimento; al 327 possiamo comprare i documenti per accedere al Consolato di Sommerlund a sole 3
corone anziché 6 (beato il Magnamund che non soffre l’inflazione galoppante…); al 328 la prima opzione di uscita dal paragrafo subisce una modifica; al
332 viene inserito un nuovo malus in un combattimento: trattasi nella fattispecie di quella immunità dell’Helghast allo Psicolaser a cui spesso le
traduzioni italiane degli anni ’80-’90 sembrano essere allergiche. Nulla di nuovo sotto il sole quindi, l’avventura è intatta. È però corretto notare che nel primo e nel quarto caso non si tratta di correzioni di Joe Dever, ma più semplicemente di errori della traduzione
originale.
E ora veniamo al sodo, a quello che molti lettori aspettavano, ovvero la componente narrativa e descrittiva del testo. Con massima delusione, siamo costretti a sottolineare come solamente 104 paragrafi su 350 vedano modifiche al testo, nella maggior parte dei casi solo
di natura morfo-sintattica (come “intravedi” al posto di “intravvedi” ai par. 259, 311 e 336, o i verbi del par. 190, al passato anziché al presente),
in qualche sparuta occasione anche di tipo più strettamente narrativo. Nella maggioranza delle occorrenze, peraltro, si tratta solo di variazioni minime, limitate ad un’unica parola. Per citare qualche esempio, siamo sempre
invitati ad “estrarre” un numero dalla tabella del destino, e non più, forse un po’ ambiguamente, a “scegliere”, come possiamo osservare ad esempio ai
paragrafi 12, 122, 169 e 201; al 26 il capitano Kelman non è più un buffo “cadavere ambulante” (ing. walking corpse) ma più semplicemente un “morto
vivente”; per salvarci dal naufragio della Freccia Blu, al par. 78, ci aggrappiamo allo “sportello del boccaporto”, non più all’intero boccaporto; al
254 il capitano Rygar “lancia” l’allarme, non lo “getta”; al 284 Lord Axim di Ryme sembra un po’ meno pigro, e ci “accompagna” oltre lo sbarramento di
carri, e non si limita a “far[ci] passare”. In qualche caso troviamo frasi modificate un po’ più a fondo, ma spesso ciò non dipende necessariamente da differenze fra la nuova versione inglese e
quella vecchia. Pensiamo al par. 50, dove è stata aggiunta una frase (l’ultima), che però già compariva nella versione originale britannica, e
probabilmente era stata quasi del tutto tagliata solo per errore nella versione italiana del 1986. Un caso del tutto particolare è invece costituito dai paragrafi 155 e 223, perché a variare sono delle indicazioni spaziali. In entrambi i casi, lo
stretto di Ryme viene descritto di “larghezza massima di 3 chilometri”, mentre nel testo originale erano 5; allo stesso modo, Port Bax dista “5 km” e
non più 6. Inutile dire che con ogni probabilità non è il testo inglese ad essere mutato, ma si tratta semplicemente di un adattamento più corretto di
“up to two miles [deep] at its widest point” e “3 Miles.”
Coperta corta. Cosa può essere successo? Com’è possibile che il sito ufficiale della Mongoose, editrice delle opere di Joe Dever, annunci fin dall’uscita del primo
volume che “subsequent books have all been revised with new material”, e “all 28 of the original Lone Wolf gamebooks are being updated in this new
series”, e venga proposta ai lettori italiani un’opera al 99% identica a quella originale? Chi ha sbagliato, o peggio, mentito? Joe Dever, col suo ambizioso progetto di riedizione mai del tutto chiarito? La Mongoose, coi suoi mille problemi
fin dai primi giorni del progetto? O la EL, detentrice dei diritti di pubblicazione per l’Italia, che già in passato ha offerto versioni non sempre
soddisfacenti dei testi originali?
Chi ha sbagliato, o peggio, mentito? Joe Dever, col suo ambizioso progetto di riedizione mai del tutto chiarito? La Mongoose, coi suoi mille problemi
fin dai primi giorni del progetto? O la EL, detentrice dei diritti di pubblicazione per l’Italia, che già in passato ha offerto versioni non sempre
soddisfacenti dei testi originali? Un veloce confronto fra le due versioni inglesi di Fire on the Water ci dà una risposta. Le modifiche del testo ci sono; non abbondanti come pensava, e
forse sperava, qualche ammiratore delle opere più recenti scritte da Dever, e come temevano gli appassionati delle prime avventure del giovane Lone
Wolf, ma ci sono. E nella versione italiana non sempre compaiono. Come era già apparso chiaro dal confronto fra le due versioni italiane, l’opera uscita in libreria in questi giorni non è una nuova traduzione della
nuova versione di Fire on the Water, è solo un leggero adattamento della vecchia traduzione. La EL sembra aver proceduto semplicemente per collazione,
tenendo come modello base il testo italiano della vecchia versione, e intervenendo solo sporadicamente, laddove fosse assolutamente necessario
intervenire. Operazione discutibile dal punto di vista filologico, visto che mai e poi mai si dovrebbero mescolare due diverse redazioni di un’opera
(sennò tanto vale stampare I Promessi Sposi nella redazione del 1840 intervallandola qua e là con brani del Fermo e Lucia del 1823), e anche da quello
economico, visto che c’è stato un aumento del prezzo di copertina di due euro rispetto alla vecchia versione, di cui questa, a parte l’avventura bonus,
costituisce quasi una ristampa anastatica, cosa che non si può invece dire del volume edito da Mongoose per il mercato anglo-americano.
Sembra quasi che la foga con cui in quel di Trieste si sono preoccupati di fornire un libro strutturalmente perfetto, privo del pur minimo refuso, abbia
giocato la parte del leone nel lavoro di pubblicazione in questi sei mesi, come del resto lo stesso redattore capo del progetto LS 2 Expanded ci aveva
comunicato in un’intervista (https://librogamesland.proboards17.com/index.cgi?
action=display&board=general&thread=521&page=1), e abbia fagocitato ogni volontà di ritradurre il testo, senza operare tagli rispetto alla versione
Mongoose.
Ricomincio dal tre.
Come lo stesso Paolo Stanese della Edizioni EL ha comunicato, prima di vedere in libreria il terzo volume della saga, “Negli Abissi di Kaltenland”,
dovremo aspettare ancora qualche mese.
Allo stesso tempo, la Mongoose sembra aver risolto parte dei suoi problemi logistici e si appronta a pubblicare la rivisitazione del quinto episodio
della saga, Shadow on the Sand, mentre già a maggio e a giugno potrebbero vedere la luce la nuova versione di Kingdoms of Terror e Castle Death, ovvero
i volumi 6 e 7. Il divario fra uscite britanniche ed italiane è destinato inesorabilmente ad aumentare, forse oltre ogni più pessimistica aspettativa. Da cosa ripartire per il prossimo volume? Innanzitutto dall’alto standard raggiunto per l’impaginazione del testo e per tutto ciò che concerne l’aspetto
“esterno” del libro, cosa magari non di primissima importanza per i fan ma di rilievo notevolissimo per chi il libro deve pubblicarlo. Speriamo che
l’esperienza acquisita con questo volume sia servita alla casa editrice per accelerare i tempi tecnici, e che ci sia una maggiore possibilità, nonché
una decisa volontà, di occuparsi ancora più a fondo del testo, in modo da accontentare anche i sostenitori più accaniti di una delle serie di librigame
più amate al mondo, e magari, perché no, di lavorare finalmente in piena sinergia con essi. Ma questo scenario è veramente realistico? La EL si limiterà a stampare nuovamente una vecchia traduzione ritoccata, o stavolta ci fornirà un testo del
tutto nuovo e completo rispetto a quello originale? Sarà sufficiente una presa di posizione chiara dei fan italiani per ottenere tutto ciò?
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